72 dpi – di poca informazione!

Perché le immagini a schermo si preparano a 72 dpi? Per ragioni storiche e di pigrizia! Il falso mito dei 72 dpi!

Come si compone un’immagine?

Ho già parlato in precendenti articoli riguardo la risoluzione e la differenza fra risoluzione schermo e la risoluzione di stampa, oggi approndisco il falso mito dei 72 dpi.

Facendo un ripasso veloce possiamo dire che un’immagine si compone in una griglia ortogonale composta da una serie di pixel, ed il pixel rappresenta la minima informazione rappresentabile.
Con una facile analogia possiamo pensare che il pixel sia il nostro atomo e le luci RGB che lo compongono siano i nostri quark.
Rimarcando quest’analogia possiamo definire il pixel come la massa delle nostre immagini; più pixel ci sono e più la nostra immagine è ad alta definizione e “potente”.

Avendo molte informazioni l’immagine digitalizzata diventa così fitta che i singoli punti d’informazione che la compongono siano resi indistinguibili e l’occhio li percepisca solo nel loro insieme.

Bassa risoluzione

Particolare di una bassa risoluzione

 

Alta risoluzione

Particolare di una alta risoluzione

 

Da dove arrivano i dpi?

I dpi, dot per inch, sono un’espressione di densità e provengono dal mondo della stampa e della produzione dell’hardware.
Si esprime in dpi, o ppi (pixel per inch) la quantità di pixel disponibili o che si è in grado di rappresentare all’interno di un pollice.

Un alto valore di densità permette di leggere l’immagine nel suo totale anziché perdendosi nei singoli elementi; tale risoluzione in stampa si aggira dai 200 ai 300 px per inch.
La stampa avviene tramite micro-gocce sovrapposte secondo diverse angolature che creano una “rosetta” tipografica, servono parecchi input perché si crei un’ummagine significativa.

 

Dpi a video?

I dpi a video derivano dalle tecniche costruttive dei monitor e delle televisioni: quanti più pixel si possono  fisicamente innestare sulla  “griglia” del video e tanto più alta sarà la risoluzione dello schermo.
I progressi tecnologici ci hanno permesso di arrivare a risoluzioni FullHD (1920×1080) o superiori ad un prezzo “accessibile”.

 

Perché 72 dpi?

Per il semplice motivo che “anticamente” le matrici/griglie dei monitor erano prodotte per la maggiorparte a questa risoluzione! C’erano 72 dot per ogni inch!

In più la risoluzione (come su molti portatili) era pre-impostata ed era l’unica possibile.

Che senso hanno i dpi a schermo oggi? Nessuno!

Oggi la maggioranza dei monitor possono variare la propria risoluzione in base alle scelte utente e così facendo si cambiano i dpi in utilizzo.

Densità = Massa / Volume cioè Dpi = Risoluzione schermo / Grandezza del monitor.

Per i monitor in cui la scelta della risoluzione non è possibile, l’unico vantaggio di conoscere il proprio dpi è soddisfare la propria curiosità.

Adobe Fireworks che lavora esclusivamente per il video non offre alcuna opzione di dpi durante il salvataggio delle immagini.

 

Che senso hanno oggi i 72 dpi? Nessuno!

NESSUNO! Se non la comodità!

Il mondo è sempre più digitalizzato sempre più spesso ci si interfaccia con persone non esperte del settore, chiedere un immagine a 72 dpi semplifica lo scambio dei materiali.
Molti programmi freeware diffirenziano i salvataggi in basa al fatto che si voglia salvare per 72 dpi, 150 dpi o 300 dpi anche se concettualmente è sbagliato.

Copertina di RockeRilla effettata

Programmi Adobe per il web

Programmi Adobe per la stampa

Workflow digitale: tutto in RGB

Programmi per le immagini raster di Adobe

Lunga vita al PDF

Programmi Adobe per il video

Copertina di Rolling Stone con Juliette Lewis attrice e cantante

Formati immagini per web